A
 
B
 
C
 
D
 
E
 
F
 
G
 
I
 
L
 
M
 
P
 
Q
 
R
 
S
 
V
 
Sito on line dal 24 giugno 2009 
 
Tante lezioni gratuite per i più piccoli. 
Visita il sito: 
 
 
 
PITTURA OMNIA rivista della FAGR
LA PESTILENZA 
 
La peggiore pestilenza di cui si ha notizia fu quella che devastò l’Europa già indebolita da guerre e carestie tra il 1347 e il 1352 e purtroppo, non fu certo l’ultima. Le epidemie più gravi segnarono poi i sopravvissuti che persero il loro ottimismo per sempre. Nel medioevo nacque una nuova concezione della morte e di conseguenza anche della vita, la quale fu capace di aumentare il terrore e l’angoscia dell'uomo nell'attesa della sua dipartita. In questi anni l'essere umano si vide come una creatura debole che poteva essere attaccata da ogni sorta di pericolo. La fiducia in se stesso per creare il suo destino, avverrà nell'uomo durante il Rinascimento, ma non riuscirà a toglierà le inquietudini umane e ciò trasparirà chiaramente nell'arte della pittura.  
A partire dal XIV incominciano a prendere piede raffigurazioni dedicate al tema: "Trionfo della morte" con immagini macabre, grottesche e paurose. La "terribile signora" veniva mostrata sempre in agguato, anche nei momenti di divertimento, ogni volta sotto forma di: mucchi di cadaveri accatastati, scheletri in movimento, animali orripilanti ecc. Le visioni da incubo saranno sempre in crescita nella produzione pittorica (anche se la fiducia nella possibilità di poter superare le avversità sarà dopo il Medioevo sempre presente nei dipinti) e ve ne accenniamo alcune (per approfondire questo argomento: Pittura Omnia In tasca vol.2).  
La peste di Napoli nel 1656 fu dipinta da Mattia Preti (1613-1699) mostrando le preghiere dei santi rivolti alla Vergine Maria per farla cessare e la scena davanti allo spettatore atterrisce per la visione cruenta che viene data al di sotto delle figure divine poste in cielo e da Micco Spadaro (1609/10-1675) il quale dipinse il ringraziamento ai Santi per la fine della pestilenza.  
Un’incisione di Paul Furst (1608-1666) realizzata nel 1656, mostra invece un “medico della peste di Roma” con un mantello cerato, guanti e occhiali protettivi e sostanze aromatiche da tenere sotto il naso; grazie a raffigurazioni simili noi sappiamo che si riteneva queste precauzioni in grado di proteggere dal contaglio. E' questo un mondo in cui il reale verrà raffigurato sempre con varie ideazioni che mitigano un poco la violenza delle scene rappresentate, ma a partire dalla metà del XVIII secolo, la ricerca nel vero farà in modo che nulla più venga risparmiato a chi guarda. Già durante il periodo del Pre-romanticismo pittorico, le immagini diventeranno poi un metodo per denunciare quanto nel sociale esiteva di più doloroso e non vi saranno più in quadri scene di morte uscite dalla fantasia di artisti come nel Medioevo, ma quelle tratte dal reale.  
Le visioni più dure dipinte sopravvivono ancora oggi nella cinematografia del fantastico e dell'orrore e il senso pessimistico della vita che ancora evidentemente esiste dentro l'uomo, fa in modo che abbiano ancora molto successo.  
(FAGR 1-10-12)  
 
Mattia Preti - La peste di Napoli  
 
Micco Spadaro - Rendimento di Grazie dopo la peste di Napoli  
 
Paul Furst