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PITTURA OMNIA rivista della FAGR
PONTORMO E BRONZINO 
 
I maestri sono le figure più importanti nella vita di ogni bambino/ragazzo preso a scoprire quale sarà il suo posto nel mondo, anche se oggi il legame che poteva nascere in passato tra maestro e allievo non si vede più. Spesso (ovviamente non sempre) un maestro diventava come un genitore per il suo allievo e un esempio è senza dubbio il rapporto che esistette tra i due pittori Pontormo (1494-1556) e l’allievo Agnolo Bronzino (1503-1572).  
Chissà cosa sarebbe stato del pittore Jacopo Carucci detto Pontormo, se in gioventù non avesse deciso di tenere con sé un ragazzino proveniente da una povera famiglia di contadini e di insegnargli tutto quanto sapeva sull’arte della pittura. Egli era un artista di grande talento, ma possedeva una indole solitaria, inquieta e anche molto originale, tanto che presto non fu più molto gradito dai commissionanti. Il suo allievo Agnolo di Cosimo detto Bronzino, deve aver capito fin da piccolo come bisognava comportarsi per non far scappare a gambe levate chi voleva rivolgersi all’arte pittorica per abbellire chiese e dimore, tanto che divenne un perfetto cortigiano graditissimo alla corte medicea. Pontormo poté lavorare fino alla morte solo per essere sempre stato protetto dall’allievo ormai diventato come un figlio per lui. Il brutto carattere però gli rimase sempre, ma era un buon uomo e alla fine tutti chiusero un occhio sulle sue manie (era ipocondriaco), sul tormentarsi sempre per qualunque cosa e soprattutto per essere sempre alquanto burbero (vedi articolo: Il diario del Pontormo). Tempi diversi dai nostri, più duri sotto molti aspetti, ma che favorivano molto di più i rapporti umani tra maestri e allievi.  
(FAGR 3-11-13) 
Jacopo Pontormo 
Agnolo Bronzino