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IL MITO DI PAOLO E FRANCESCA 
 
Nell'Ottocento la corrente del Romanticismo in opposizione al Neoclassicismo imperante esaltante le virtù eroiche che sostenevano le guerre, si diffuse molto rapidamente tra gli artisti. Si cercavano allora temi iconografici che richiamassero sentimenti contrari ai conflitti e tra questi, ebbe grande successo l'ideale cavalleresco medioevale. Tutti i grandi amori narrati dagli scrittori del passato, furono raffigurati in gran quantità e tra le storie che più colpirono l'mmaginazione dei pittori, vi fu quella di Paolo Malatesta e Francesca da Polenta, i due sfortunati amanti inseriti nell'Inferno di Dante. Le cronache narrano che essi sorpresi in flagrante adulterio, furono uccisi da Giovanni Malatesta detto lo Storpio, marito di lei e fratello di lui. Se Dante e tutti i suoi contemporanei pur provando pena per i due innamorati, li giudicarono comunque severamante per il peccato commesso, gli artisti romantici li assolsero completamente nel nome del loro amore.  
Si dice che a far accendere la passione tra i due cognati, fosse stata una lettura dedicata all'amor cortese e per questo, le due figure ugualmente vestite alla medioevale come Giulietta e Romeo, si distinguono nei quadri dall'altra omonima coppia, per l'avere sempre in mano o vicino un libro. In realtà della triste storia di Paolo e Francesca si sa molto poco a parte la loro morte per mano di Giovanni lo Storpio. L'unica verità viene da Dante, presente in casa da Polenta a Ravenna quando la tragedia si era consumata da poco, ma egli preferì non essere ricco di particolari. Il primo a dare una versione fantasiosa dei fatti accaduti fu Boccaccio e tutte le altre (tra cui molto bella è: "Francesca da Rimini" di Silvio Pellico) seguirono il suo filone. Di sicuro giovane come appare nei dipinti romantici, era solo Francesca, morta prima dei trent'anni, Paolo invece secondo i documenti rimasti, li aveva superati abbondantemente tanto da avvicinarsi ai quaranta.  
(FAGR 7-2-10)