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DOSSO DOSSI 
 
Giovanni Luteri detto Dosso Dossi (1480-1582) fu pittore di corte finché visse di Alfonso d'Este e poi di suo figlio Ercole. Essendo dotato di una fantasia estrosa e di una brillante vena narrativa, egli seppe esprimere perfettamente l'atmosfera di Ferrara del secolo XVI assai sofisticata.  La sua tecnica pittorica si basava sulle lezioni della grande tradizione cromatica veneta che preferiva i dipinti senza disegno preparatorio e i colori stesi liberamente con il pennello.  
All'inizio della sua carriera i suoi protettori furono Isabella d'Este con il marito Francesco Gonzaga e dal quadro "Ninfa con Satiro" riconosciuto come prima opera, si può dedurre dalla fattura spiccatamente giorgionesca che essi gli abbiano patrocinato un viaggio a Venezia. Quando Alfonso d'Este riuscì a strapparlo alla sorella e alla corte mantovana, il pittore poté affinare ancora di più il suo sapere artistico attraverso la conoscenza diretta dei capolavori di Tiziano, il quale fece per il duca due Baccanali che furono tra i quadri mitologici più imitati nel Seicento: "Il trionfo di Bacco e Arianna" e "Gli Andri" con anche la splendida tela di "Offerta a Venere. 
Capolavoro indiscusso di Dosso Dossi è: "Maga Circe", eseguita attorno al 1515 e oggi alla Galleria Borghese a Roma. Forse non esiste un'altra opera del pittore dove le sue qualità si mostrano con altrettanta eleganza; i colori caldi e la ricchezza sontuosa dell'abito nel dipinto, sono da ricollegarsi allo studio attento dell'arte di Giorgione e Tiziano. Tuttavia la sua opera più conosciuta è: "Giove che dipinge farfalle", eseguita attorno al 1523 e oggi a Vienna (Kunsthistorisches Museum). L'interesse frivolo del capo degli dei mentre sulla terra il male dilaga con grande bisogno del suo intervento, lascia trasparire una vena polemica verso i capi di Stato, ma le interpretazioni dei critici in proposito, sono molte. I quadri del Dosso raffigurano i pensieri privati della corte estense (spesso erano addirittura messaggi per le amanti dei duchi) perciò ai posteri, rimasero sempre molto difficili da comprendere. Uno tra i suoi quadri più complessi da interpretare è:"Allegoria di Pan".  Il dio inferino in quest'opera è l'unico identificabile giacchè né le donne né gli oggetti senza nessuna citazione scritta rimasta, possono essere letti chiaramente.