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PITTURA OMNIA rivista della FAGR
L'ENCAUSTO 
 
La tecnica pittorica dell'Encausto già conosciuta dagli antichi greci (si dice che fu inventata da Aristidedi Tebenel IV sec. a.C.) e amatissima nella Roma imperiale, risulta molto complessa da attuare; i pigmenti (colori puri in polvere) devono essere mescolati con colla di bue, cera punica, calce spenta e diluiti con un po’ d’acqua. A dipinto terminato per renderlo resistente all’usura, va cosparso di altra cera mischiata ad un po’ d’olio e tale composto, deve essere scaldato con il fuoco (si usavano dei bracieri in passato) in modo da rendere possibile il suo assorbimento nel muro; in ultima fase si passa un panno tiepido per lucidare il lavoro fatto. Si parla poco della bravura dei pittori romani antichi che eccellevano nell’Encausto perché erano considerati quasi nulla dai contemporanei (non sono stati tramandati neppure i loro nomi), comunque vennero molto rivaluti dopo quanto nel Settecento fu portato alla luce dagli scavi di Pompei; qui questa tecnica ha dato la più grande prova che si possa dare in dimostrazione del saper reggere bene non solo il tempo, ma anche le calamità. Nella foto un dipinto ad encausto di Giovanni Francesco Romanelli. 
(FAGR 2-8-14)