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GIOVANNI BELLINI 
 
Di Giovanni Bellini, detto il Giambellino, il più notevole esponente della pittura veneta del Quattrocento, non si conosce con certezza la data di nascita, che va situata intorno al 1432. Giovanni è figlio d’arte, suo padre è il pittore Jacopo Bellini, e pittore è anche suo fratello Gentile. Morirà quasi novantenne a Venezia, il 29 novembre 1516. Durante la sua formazione artistica, incominciata nella bottega del padre e continuata come allievo di Gentile da Fabriano, egli rimane legato alle forme eleganti e vivaci del Gotico Internazionale. Ben presto però elaborerà uno stile più vicino alle ricerche rinascimentali, sollecitato anche dal rapporto con Andrea Mantengna che nel 1453 ne sposerà la sorella Nicolosia. Altri contatti importanti per la sua pittura saranno verso gli anni sessanta del Quattrocento, con Piero della Francesca e Antonello da Messina. Grazie a Mantegna le sue figure acquisteranno volume e plasticismo, da Piero imparerà a disporle con equilibrio armonico nello spazio, da Antonello ammirerà la perfezione formale unita al naturalismo delle espressioni.  
Fin dalle prime opere Giovanni da grande importanza alla natura, e in seguito nei suoi capolavori, essa darà espressione della storia e dei sentimenti umani non meno dei personaggi dipinti. La sua adesione alla pittura di Giorgione si vedrà nella modulazione dei toni di colore in relazione ai fattori ambientali. Per tutta la vita, che trascorrerà senza eventi clamorosi, egli non rinuncerà mai a rinnovarsi continuamente in una ricerca costante e entusiasta. Ammirato da potenti e poeti, resterà famoso per le sue bellissime Madonne, ciononostante il pittore fu grande anche come ritrattista. Egli raffigurò i suoi clienti senza in nessun modo idealizzarne il volto, svolgendo una sensibile indagine psicologica, che  restituì all’aspetto una classica umanità. Nelle sue Pietà il rapporto tra le figure è più drammatico rispetto le Madonne col Bambino, ma nessun sentimento è mai gridato; i volti in cui rappresenta il Cristo sono pieni di pace e mitigano la tragedia della morte. Nell’ultimo dei suoi capolavori “Il festino degli dei” (1514, Washington, National Gallery), commissionato da Alfonso d’Este per il suo camerino, Giovanni Bellini affronta un tema di fantasia (non tra i suoi preferiti), per le continue pressioni del duca, e qui dispiegherà tutta la sua perizia pittorica meravigliando per l’armonia dei toni. Egli ottenne dalla Serenissima la carica di pittore ufficiale, carica che sarà data a Tiziano, suo allievo, alla sua morte.