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TINTORETTO SCALTRO UOMO D'AFFARI 
 
Non fu facile per il pittore Jacopo Robusti, detto Tintoretto (1519-1594), farsi strada nella seconda metà del Cinquecento nella sua città: Venezia. In quel periodo Tiziano veniva considerato come un mito dai veneziani e lui il Tintoretto non lo poteva proprio soffrire; la sua arte era troppo diversa da quella del grande maestro che temeva di essere surclassato.  
Tiziano si sa, preferiva il Veronese, un artista che si ispirava alla sua arte al contrario del Tintoretto invece molto innovativo; fece di tutto quindi per non farlo accettare dalle grandi confraternite e ci riuscì a lungo; ciò significa che si trovò al servizio per molto  tempo di quelle minori guadagnando davvero poco.  
Egli all'inizio della sua carriera venne aiutato dal suocero a trovare commissioni, ma poi decise che se voleva affermarsi veramente nel mondo dell'arte doveva agire con scaltrezza. Fin da giovane aveva desiderato diventare un membro  della Scuola Grande di San Rocco, ma sapeva che c'era qualcuno disposto perfino a pagare pur di non farlo accettare, allora quando i confratelli nel 1564 bandirono un concorso per un ovale da appendere nel soffitto della Sala grande dell'Albergo, prese le misure e appese al posto stabilito il suo dipinto “San Rocco in gloria”; bruciò inoltre tutti gli altri artisti affermando di regalarlo alla Scuola. Ci furono molte polemiche, ma alla fine nessuno rimosse l'opera, anche perché era un vero capolavoro. Tintoretto non si fece pagare in quella occasione, ma sapeva che una pubblicità del genere lo avrebbe solo avvantaggiato. Così infatti fu.  
Dopo molti tentativi falliti finalmente nel 1565 venne nominato membro della Scuola Grande di San Rocco e da quel momento le commissioni gli pioveranno addosso in gran quantità. 
 
(FAGR 20-4-18) 
 
Autoritratto di Tintoretto