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COPIE NEL PASSATO 
 
Famoso è l'aneddoto della copia fatta da Andrea del Sarto di una Madonna di Raffaello per Federico Gonzaga a cui era stata promessa invece l'originale. Il duca di Mantova però trovando l'opera ugualmente bellissima, non se la prese e l'accettò comunque di buon grado.  
A quel tempo non si considerava importante il soggetto, ma l'abilità con cui il quadro veniva realizzato. 
Copiare i dipinti fu una pratica alquanto comune nel nostro passato e persino i grandi pittori non disdegnarono di farlo. Tiziano copiò il ritratto di Giulio II fatto da Raffaello, Poussin copiò il "Festino degli dei" del Bellini e il "Bacco e Arianna" di Tiziano e si dice che Raffaello stesso copiò la Gioconda di Leonardo durante il suo periodo fiorentino.  
Molti quadri andati perduti nel passato ci sono noti oggi grazie alle varie copie che vennero fatte dai pittori nel XVII e XVIII come ad esempio, la "Battaglia di Anghiari" di Leonardo copiata da Rubens, il cui cartamodello non è sopravvissuto all'usura del tempo.  
Oggi i critici vogliono sostenere questa idea come scaduta in favore dell'invenzione, anche se le invenzioni sono spesso ripetizioni, datosi che si è già creato tutto quanto si poteva creare. Viene da sospettare che se fosse contrario ai loro interessi, probabilmente obbligherebbero a non ascoltare più la musica di Mozart o di Beethoven, solo perchè tali geni non possono più suonare di persona.  
(FAGR 11-1-10)