INCENDI E TRAGICI FALO'
A causa di disastri naturali si sono ridotti in cenere parecchi capolavori dell'arte e ogni traccia di loro non fu mai più recuperata. Del resto spesso intere città soccombevano a cataclismi e Pompei con dintorni, seppelliti prima da un'eruzione del Vesuvio nel 79 a.C. poi ritornati alla luce nel Settecento, costituiscono una rara eccezione di ritrovamento di opere dall'inestimabile valore artistico. Ma a essere più frequenti erano gli incendi dovuti all'incuria dell'uomo per via dell'utilizzo di candele, camini, braceri etc.
In un attimo si poteva assistere allo sfacelo di abitazioni, chiese con tutto quanto le circondava. Pochi sanno che la "Cena in casa Levi" eseguita dal Veronese andò a sostituire Ultima cena" di Tiziano Vecellio distrutta in un incendio il 17 luglio del 1571.
Svanirono nel fumo ancora del pennello di Tiziano, altri due dipinti il 18 gennaio 1575 che bruciarono assieme all'intero Palazzo Municipale di Brescia e lo stesso anno, andò perso nello stesso modo anche il ritratto votivo fatto sempre dal pittore cadorino, al doge "Marcantonio Trevisan".
Tiziano fu uno dei tanti pittori del passato che ebbe buona parte delle sue opere vittime di incidenti. Nel 1577 altri suoi quattro quadri finirono bruciati, tra i quali si conosce una "Battaglia" e un'altro ritratto del doge "Marcantonio Trevisan". Ma non solo. Due cicli di affreschi del maestro veneto: uno nella chiesa di Piede di Cadore e l'altro nella chiesa di San Nicola, finiro distrutti rispettivamente nel 1797 e nel 1813, una perdita questa particolarmente grave in quanto si trattava degli unici dipinti fatti con la tecnica dell'affresco dal grande artista.
Tra gli incidenti particolarmente dannosi causati dal fuoco citiamo: il Palazzo del Pardo che nel 1604 si vide volatizzare molti capolavori per via delle fiamme e la Cappella del Rosario dei Santi Giovanni e Paolo di Venezia bruciata il 16 agosto del 1867.
Purtroppo oltre alle tragedie naturali e di incuria, a contribuire alla cancellazione di dipinti famosi spesso e volentieri ci si mise anche la follia dei governanti che li considerò in alcuni periodi storici, dannosi per gli uomini.
Roghi punitivi accesi al centro delle piazze, accolsero allora assieme a montagne di libri anch'essi ritenuti pericolosi, capolavori che oggi arricchirebbero le città a quel tempo prese dalla voglia di privarsi di beni importanti per la crescita del progresso umano.
Uno dei più conosciuti casi di distruzione dolosa è il "Falò delle Vanità", indetto dal Savonarola, dove il 7 febbraio del 1497 nel centro di Firenze, si annientarono innumerevoli quadri dal tema pagano, di cui alcuni eseguiti dal Botticelli.
Il 9 febbraio del 1529 ci fu una "Crociata iconoclasta" condotta da Martin Lutero, dove altre opere furono bruciate con la convizione di possedere il monopolio della verità universale. Si dice che solo qualche lavoro di Holbein riuscì a salvarsi dalla brama del riformatore di far sparire dalla faccia della terra le creazioni artistiche che non riteneva adatte per la sua missione di educatore del pensiero altrui.
Gli incendi della II guerra mondiale furono tra i più indomabili e per le scorrettezze compiute, è difficile oggi calcolare il numero esatto di opere d'Arte che scomparvero. Andarono perduti capolavori come "L'educazione di Pan" di Luca Signorelli eseguita per Lorenzo de'Medici, dei Caravaggio, dei Van Gogh e tantissimi altri, tra cui tutta la collezione del Kaiser Friedrich Museum, Magdeburgh che nel 1945 svanì nel nulla.
(FAGR 12-5-10)
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