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LA TRASCURATA LEGGENDA DI FILEMONE E BAUCI 
 
A differenza di molte leggende tratte dalle “Metamorfosi” di Ovidio, quella di Filemone e Bauci è quasi sconosciuta, nonostante venne amata dai pittori del passato al pari delle più famose come “Apollo e Dafne” o il “Trionfo di Galatea”. La storia narra di un viaggio di Zeus (Giove per i romani) e Ermes (Mercurio per i romani) in sembianze umane attraverso la Frigia. Le due divinità camuffate bussarono a mille porte chiedendo ospitalità, ma senza ottenere mai accoglienza, finché una coppia di anziani offrì loro riparo nella modesta capanna fatta di fango e canne in cui vivevano. Filemone e Bauci offrirono agli ospiti quanto di meglio avessero decidendo anche di sacrificare la loro oca per sfamarli. La bestiola però, andò a ripararsi dietro i due viandanti i quali si rivelarono subito per ciò che erano in realtà e impedirono alla coppia di uccidere l’animale. Per premiare la generosità dei due vecchi, Zeus allora trasformò la loro umile casa in un lussuoso tempio. Il padre degli dei greci disse anche che avrebbe realizzato qualunque loro desiderio e i due coniugi chiesero di diventare sacerdoti del tempio di Zeus e di morire insieme. Quando Filemone e Bauci morirono, il potente dio li trasformò in una quercia e in un tiglio uniti insieme alla base del tronco; si dice che il meraviglioso albero intrecciato fu in seguito venerato davanti al tempio di Zeus per secoli.  
L’ospitalità dei due vecchi fu raffigurata dal pittore tedesco Adam Elsheimer (1578-1610), il quale creò una scena alquanto divertente dove appaiono Zeus e Giove comodamente seduti con un atteggiamento ben poco "divino" nella capanna della generosa coppia.  
Johann Carl Loth (1632-1698) mise le due divinità in una posa più contemplativa e invece di aspettare il cibo in tavola come nel dipinto di Elsheimer, essi sono presi a discutere per decidere la sorte dei Frigi e a come ricompensare Filemone e Bauci.  
Il pittore neoclassico Andrea Appiani (1754-1817) con il suo solito stile pittorico idealizzato (tipico del periodo in cui visse), raffigurò una tavola serena, ma non al centro di una logora stanzetta, bensì su una terrazza abbellita da una magnifica vista.  
Il valore dell’ospitalità è sempre stato importante nell'antichità ed esso fu esaltato già da Omero nel poema “Odissea” quando scrisse del re Alcinoo che ospitò Ulisse nella sua reggia; fu questo un retaggio morale accettato da generazioni e generazioni per secoli e secoli e le numerose raffigurazioni pittoriche dedicate a questo tema lo comprovano, tuttavia tali immagini sono quasi scomparse dai libri d'arte, lasciandoci credere che quanto riguarda l'ospitalità non sia più qualcosa ancora capace di affascinare la gente come in passato.  
(FAGR 4-7-13)  
 
Adam Elsheimer  
 
Johann Carl Loth  
 
Andrea Appiani