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PITTURA OMNIA rivista della FAGR
IL SENSO DELLA TEMPESTA 
 
Tra i quadri più conosciuti del Rinascimento italiano, c'è sicuramente "La tempesta" del Giorgione. Ancora oggi gli studiosi di storia dell'Arte, sono dubbiosi circa l'interpretazione del dipinto, alcuni anzi, ritengono che non abbia alcun significato, ma che sia solamente uno spettacolo di luce, natura e sentimenti umani fine a se stessi, senza una storia precisa.  
Che sia davvero così? E' possibile che il Giorgione davvero avesse messo insieme un dipinto con delle figure poste a caso in un ambiente naturale, senza aver fatto un pensiero ben preciso?  
Nel 1530, vent'anni dopo la morte di Giorgione, Marcantonio Michiel, patrizio veneziano, parlava di una "zingara e di un soldato in una tempesta" e da allora ne sono state date di interpretazioni più o meno inverosimi.  
Ma analiziamo il dipinto:  
C'è un fulmine che è il centro culminante della scena; una donna nuda, coperta solo da una mantella con un bambino e dall'altra parte del fiume un uomo con un'alabastra che sembra vegliare la donna che allatta, ma da lontano, dando un senso di incertezza e inquietudine.  
Il senso c'è eccome. Era una delle tematiche più discusse nel Rinascimento, dove l'uomo cominciava a sentire il controllo sulla natura e di conseguenza il pensiero cadeva su Dio, sulla provvidenza che l'uomo non poteva prevedere.  
La chiave del dipinto è appunto il fulmine, simbolo della Provvidenza divina, quella che l'uomo non è in grado di prevedere. Alla fine del Quattrocento, l’uomo si poneva molti quesiti riguardo al controllo che si desiderava avere sulla natura e su Dio. In questo quadro Giorgione compone la sua idea di equilibrio tra l’uomo come costruttore dominatore della natura (ben visibile nella città, nelle mura , nel ponte e nella procreazione) e il volere di Dio nel fulmine, che come scrisse nel 1675 W.H.von Hohberg: “poco possono lo zelo e la cura delle sentinelle / solo la cura di Dio può preservare dalle sciagure” (dall'Enciclopedia dei Simboli, Garzanti, 1999, Hans Biedermann, pag 205). L’uomo infatti veglia la donna (intesa come madre e creatrice e non in senso sensuale) come una sentinella armata di alabarda, ma è lontano da lei, dunque il senso di inquietudine nonostante il paesaggio quasi fiabesco sullo sfondo, è molto forte. Solo Dio infatti può impedire che la sciagura si abbatta sull‘uomo. Non a caso la donna ha solo una mantella corta come copertura: il mantello è da sempre un simbolo di protezione, ma Giorgione non l‘avvolge completamente, proprio per ricordare che solo metà dell'aiuto è umano, l'altra metà, è inevitabilmente divina. La semi-nudità della donna non è per richiamare un‘idea di passionalità, ma è vista come creatrice, madre, nell'eros inteso solo nel suo scopo reale, ovvero teso alla procreazione. La gru sullo sfondo è da sempre considerata un simbolo di volontà divina e l'animale posato fermo sul tetto della casa, è anche simbolo di saggezza per via del contegno contemplativo che assume quando è fermo.  
Ai piedi della donna c’è una serpe, un altro simbolo negativo come il fulmine, il quale simboleggiando tra le molte cose anche la virilità, è ben rappresentata dal bambino, il punto debole, colui che deve essere vigilato e protetto come il seme a rischio nel crescere.  
Tutto il dipinto è basato su un'idea di equilibrio di colori e composizione, dove si assiste allo scorrere del tempo (rappresentato dal fiume) con il pensiero rivolto alla condizione umana.  
(FAGR 24-6-09)