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I "LINKBOYS" 
 
I Linkboys (ragazzi di collegamento) erano i ragazzini che in passato portavano una grande torcia (a combustione di pece e stoppa) durante la notte per illuminare le strade ai passanti, conducendoli alle loro abitazioni. Si tratta di un lavoro minorile molto comune a Londra nel periodo antecedente all’illuminazione stradale e il loro guadagno come si può immaginare era misero (un soldo).  
Pochi sanno oggi che questi bambini sono esititi veramente specialmente in Inghilterra secondo le testimonianze della letteratura e della pittura. Essi sono accennati da Shakespeare nella prima parte dell’ “Enrico IV” (atto III, scena 3), fecero apparizioni anche nei romanzi di William Thackeray e di Charles Dickens, inoltre sono citati nel diario di Samuel Pepys, amministratore navale e membro del parlamento inglese. Un romanzo anonimo chiamato “The Boy Link Old London” venne pubblicato a puntate sulla rivista “Orribile Penny” (o terribile penny), a partire dal 4 novembre 1882.  
I pittori che immortalarono queste figure nelle loro opere sono: William Hogarth (sensibile al degrado umano dell’Inghilterra), il quale raffigurò un Linkboy in un’incisione dedicata alle ore notturne dove appariva un ragazzino che si nascondeva sotto una panchina soffiando sulla sua torcia e sir Joshua Reynolds, che ne dipinse un altro giovanissimo come una sorta di cupido mettendogli al posto delle solite candide ali bianche, delle ali da pipistrello, simbolo di oscurità e di crudeltà da parte degli sfruttatori di questi bambini (vedi articolo: Bambini lavoranti ), costretti a vivere in strada al freddo e privati della luce del sole perché lavoravano sempre di notte.  
(FAGR 1-10-12)  
William Hogarth - La Notte (part.)  
Sir Joshua Reynold - Linkboy come un cupido della notte