Fu una lettera a convincere l'allievo prediletto da Raffaello Sanzio, Giulio Pippi detto il Romano (1499-1546), in quel momento primo pittore della corte di Mantova di Federico Gonzaga, a rifiutare il lavoro offertogli dai fabbricieri di Parma per decorare la chiesa di Santa Maria della Steccata, nonostante in un primo momento avesse dato il suo consenso. Tale incarico era stato in precedenza offerto a Francesco Mazzola, soprannominato il Parmigianino (1503-1540), un ragazzo prodigio che aveva avuto successo alla corte papalina di Clemente VII, dove si conquistò anche la stima dei colleghi pittori (compresa quella del Romano).
I membri della fabbriceria, organismo che fin dal Medioevo a oggi si occupa della amministrazione e della conservazione delle chiese, trattarono il Parmigianino malissimo.
L'artista raccontò all'amico Giulio (in data 4 aprile del 1540), di come lo misero in condizione di non riuscire a dipingere e quando protestò, gliene fecero passare di ogni colore: prima pretesero la restituzione dei soldi dati per sopravvivere mentre lavorava nella chiesa e poi lo fecero anche incarcerare.
(FAGR 5-9-16)
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