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BOTTICELLI E IL MANIFESTO DELL'ALCHIMIA 
 
Il legame tra artisti e Alchimia a partire dal Quattrocento fino a tardo Rinascimento fu molto stretto, tanto che si vide inserire nei dipinti un gran numero di simboli alchemici, i quali rendono ancora oggi agli studiosi molto difficile la comprensione dei significati iconografici dei lavori artistici di quel periodo; persino le opere con i soggetti più semplici come potrebbe esserlo una “Madonna con Bambino”, appaiono ricchi di significati tratti dal mondo alchemico, per non parlare poi delle tele con raffigurazioni più complesse.  
Sandro Filipepi (conosciuto come il “Botticelli”) nel 1481 realizzò il famosissimo dipinto della “Madonna del Magnificat”, detto: Manifesto dell'Arte alchemica.  
"Magnificat" era il nome dell'inno musicale dedicato alla grandezza dell'animo del maestro spirituale in grado di portare a compimento i quattro processi della trasformazione della materia: Amore, Coscienza, Conoscienza e Perfezione. Questo dipinto a colpo d'occhio può sembrare semplicemente una Madonna con Bambino in presenza di cinque angeli, ma leggendolo con le conoscenze alchemiche, assume un significato assai più complesso. Tutto sta nel valore dato dagli alchemici ai colori, i quali rappresentano i vari stadi (da tre a sette) della trasmutazione della materia che è indispensabile per poter creare la pietra filosofale donatrice dell'immortalità (ottenere tale mitica pietra attraverso i vari processi della trasmutazione della materia era la meta più ambita degli alchemici).  
I colori più importanti nell'alchimia (considerata da molti l'antenata della chimica) sono: il nero, il rosso e il bianco. Il nero (nigredo) è l'ombra oscura che risiede in ogni animo umano; il rosso (rubedo) è la passione, il bianco (albedo) è lo stato finale della purificazione.  
Nel dipinto che stiamo analizzando un angelo ha una veste gialla, simbolo del processo intermedio tra i primi due stadi della trasformazione (la nigredo e la rubedo); Botticelli lo inserisce proprio di fianco all'angelo con la veste nera, mentre quello con la veste rossa, li stringe entrambi tra le braccia; i due angeli con la veste bianca (ma non del tutto, uno di essi porta ancora una parte di veste gialla, mentre l'altro una parte di abito grigio) sono ai lati dell'opera e tengono la corona d'oro (simbolo della Perfezione) che ricade sul capo della Vergine e di coseguenza su quello del figlio; il Bambino è avvolto in una stoffa completamente bianca senza l'influenza di altri colori, perchè la purezza del suo spirito è totale.  
Si pensa quindi che Botticelli con questa opera intendesse celebrare la grandezza dello spirito puro di Gesù che gli uomini potevano raggiungere solo attraverso la fede, paragonata quindi da lui alla pietra filosofale capace di donare l'immortalità; i vari colori dei vestiti degli angeli rappresentano le fasi da cui passa lo spirito prima di purificarsi.  
Le prediche infervorate di Girolamo Savonarola (vedi articolo: "Incendi e tragici falò") aumentarono in Botticelli la voglia di chiudersi in un misticismo che lo trascinerà sempre di più verso la ricerca di linguaggi a noi quasi incomprensibili. Ciò appare evidente in parecchie altre sue opere famosissime e forse proprio perché incompreso, egli sarà poco stimato fino all'Ottocento (prima gli si riconosceva solo il pregio dei suoi affreschi nella Cappella Sistina), quando sarà rivalutato dai pittori romantici che lo ammireranno senza riserve a partire dalle sue idee sulla femminilità un po' androgina, fino alle linee molto marcate del suo disegno (tipico nei pittori quattrocenteschi). Saranno soprattutto i pittori inglesi preraffaelliti ad ispirarsi a questo artista fiorentino e così il suo modo di lavorare che fu tanto disprezzato nel Cinquecento dal Vasari nelle sue "Vite", diverrà amatissimo a partire dall'Inghilterra e inseguito in tutta Europa.  
(FAGR 2-11-11)  
Botticelli "Madonna del Magnifica" 
 
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